Il pentolino di Antonino

Quando con delicatezza si possono offrire grandi messaggi ed opportunità, ad adulti e piccini.

Parlare di resilienza non è facile. Spiegare a un bimbo cosa essa sia non è facile, sebbene potrebbe essere molto opportuno.

Non è nemmeno facile parlare di disabilità.
Non è facile affrontare l’argomento in genere, soprattutto poi quando la cosa ci tocca da vicino. Non è facile nemmeno spiegare ai bambini cosa noi adulti intendiamo con “disabilità”. Non è facile spiegare a un bimbo etichettato dagli altri come “disabile” cosa vedano di lui queste persone.
Non è facile “smontare” i soliti pre-giudizi anche relativamente al carattere, temperamento, preferenze di chi da alcuni altri è visto come “diverso”.

Questo libro ci è stato regalato da Amici, da quelli che ci sono amici da una vita. E ho trovato questo gesto molto tenero, da esserne emozionata quasi: il messaggio che è arrivato così, da mamma – a mamma, da insegnante a insegnante, è stato: c’è un modo per convivere con questo pentolino, forza Samu!!!!!

Dunque, Isabelle Carrier immagina che Antonino, a differenza degli altri bambini, abbia in dotazione un pentolino: la cosa ovviamente risulta un po’ scomoda, rumorosa, sconveniente, fastidiosa… ad un certo punto proprio insopportabile per lo stesso Antonino.

Il fatto è che quel pentolino non può sparire e non si può nemmeno ignorare che ci sia, è in dotazione! Perfettamente incluso in Antonino.
E allora cosa si fa? Come si fa in questi casi di un elemento non previsto?

Ci si adatta per trovare un opportuno equilibrio e poter procedere come e dove si desidera: il pentolino non sarà più allora un ostacolo o un’occasione per inciampare o incastrarsi, piuttosto l’opportunità per realizzare altro, addirittura sarà strumento per concretizzare e far fiorire sogni e talenti.

…. ma… ehi… avete notato??? Quanti pentolini ci sono in questa scena????!!!

E’ sempre più comune accorgersi, finalmente, che in realtà non è una questione di disabilità, il fatto è che ciascuno di noi ha il proprio “pentolino di Antonino”: alcuni sono più “ingombranti” ed evidenti, altri lo sono meno.

Si tratta solo di accettare la faccenda che spesso in noi ci sia dell’altro, oltre le proprie aspettative e desideri per se stessi e per i propri cari.

Due aspetti che mi piace sottolineare di questa storia – modello a voi, cari adulti:

  1. Facciamo in modo che nessuno più viva un tale sconforto da desiderare di restare nascosto per molto tempo. Facciamo in modo che nessuno con un ingombrante pentolino venga dimenticato o che sia normale pensare debba soffrire emarginazione e bullismo. Se mi stai leggendo, è perché anche tu puoi essere parte di quel mondo che vuole attivarsi per rendere la Terra più equilibrata anche nelle relazioni tra uomini.
  2. Gli incontri, quelli belli, possono salvare: Antonino ha avuto la fortuna di incontrare chi gli ha offerto occasioni concrete e reali di resilienza. Ciascuno di noi può essere di ispirazione e di incoraggiamento per altri: prodighiamoci per sostenerci reciprocamente con creatività e intelligenza.
Mi sta a cuore sottolineare che personalmente non mi di trovo nell’idea di offrire ad altri dei pentolini già confezionati: personalmente credo molto nella potenza del cervello umano, e, finché possibile, preferisco offrire ai miei figli, alunni, cari, la possibilità di costruire da sé o insieme il pentolino adatto a loro… si parla di modificabilità cognitiva (che è più profonda della modificabilità comportamentale, di cui può essere anche artefice!) che è un presupposto alla conquista di autonomia.


Al mio bambino sottolineo, invece, solo una cosa: la possibilità di trovare una soluzione, quando non riusciamo come vorremmo, e che Antonino, avendo trovato una buona idea, una strategia per superare la sua difficoltà, poi era felice!

Buoni incontri belli!

Vi va di raccontare i vostri incontri belli o di lasciare un commento? Potete farlo qua sotto!

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Rachele Nicolucci
Mi occupo di apprendimento, dei processi cognitivi dell’apprendere e di metacognizione, a servizio soprattutto di chi non si basta da solo cognitivamente.
Lo faccio in ottica neuropedagogica e della pedagogia della mediazione del dott. Feuerstein.

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2 commenti su “Il pentolino di Antonino”

  1. Un libro delicato “il pentolino di Antonino”. È vero, è difficile parlare della disabilità. È difficile viverla. Ma come diceva Rodari:”… impariamo a fare le cose difficili”.

  2. Pingback: L’Amore si fa: benvenuto Fratello! - Sindrome da Apprendimento

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