Questo articolo rappresenta la seconda parte dell’articolo diario riguardante la nostra esperienza di stagioni.
Sono nata in una tarda mattinata di primavera, in una città che profuma di mare e di estate sempre, alle pendici di un Vulcano oggi più che mai attivo; ad un certo punto della mia vita ho conosciuto gli autunni colorati e umidi e gli inverni nebbiosi tipici della pianura padana.
Parlare del tempo che scorre e delle caratteristiche che la Natura tutta, con le sue stagioni ad esempio, imprime nel territorio e ambiente non è facile e molto dipende dalla regione in cui ci troviamo.
È sicuramente per me affascinante ma non sempre facile, parlare del Tempo che scorre e dell’Ambiente che cambia, sia in classe con preadolescenti che quando mi rivolgo a bambini molto più piccoli che hanno ancor meno dimestichezza con il pensiero astratto.
Ecco perché tutto ciò che vi racconto oggi ha un taglio decisamente esperienziale, non solo cioè riguarda esperienze di vita realmente vissuta ma soprattutto si tratta di occasioni in cui l’apprendimento dei miei bambini è venuto attraverso i loro canali senso-percettivi e la concretezza che il nostro ambiente di vita offre.

Così un paio di anni fa, io e Alessandro, abbiamo deciso di regalare a Samuele due tartarughe e, con la complicità di una mia cara collega amica, Michela, ne abbiamo recuperati due piccoli esemplari bellissimi.Poi ne è arrivata una terza che, date le dimensioni, i bambini hanno chiamato semplicemente “mamma tartaruga”.
Perché le tartarughe?
Per due ragioni, principalmente: 1. per mostrare ai nostri figli, quotidianamente, che in Natura esistono davvero molte tipologie di animali e che, pur nella diversità delle loro abitudini, caratteristiche e preferenze, possono proprio coesistere… (beh, la nostra cagnolina Maya non la pensa proprio così e la sua vivacità ci è costata il ricovero di una delle due piccole tartarughe…); 2. per poter fare esperienza concreta del ciclo della vita di quelle creature che vivono il Tempo e le Stagioni in modo diverso dal nostro, andando in letargo per esempio.
Il conoscere le tartarughe, il loro essere essere rettili, abitudini, preferenze, bisogni, i racconti a loro ispirati, ecc ecc… ci sta permettendo anche di comprendere le stagioni a partire dall’osservazione della tartaruga. Splendido no?
L’inverno, per noi, è infatti anche questo: è il momento del letargo, delle tartarughe che vanno sottoterra per ripararsi dal freddo, che dormono per tanto tanto tempo e del nostro attendere il loro ritorno.
Ci siamo quasi: verso la fine dell’inverno
Con le tartarughe stiamo imparando che all’interno del ventaglio di tempo invernale esiste un’ultima finestra di tempo, che ha un gusto tutto particolare: si tratta delle ultime settimane invernali, quando la neve si scioglie e i prati si riorganizzano per fiorire. È quel sapersi preparare, lentamente, al riprendere in mano la vita attiva (toccherà anche a noi, alla fine di questa pandemia…): attendiamo allora l’inizio di marzo perché sappiamo che in quei giorni le nostre tartarughe dovrebbero riemergere dalla terra; e lo faranno lentamente, nel giro di qualche giorno, con pazienza, senza fretta, recuperando forza, osservando bene con i loro occhioni tutto attorno a loro prima di uscire completamente.
Così, allo stesso modo, nei giorni scorsi abbiamo osservato attorno a noi le piante: anche molte di loro sembrano essere andate in letargo. Guardandole molto attentamente però, stiamo imparando a riconoscere i segni della forza vitale che si sta preparando alla primavera: molte delle nostre piante già da qualche settimana sono piene di nuove gemme, aspettando probabilmente le giuste temperature per farsi ammirare in tutta la loro potente bellezza di esplosione vitale.
Campi di esperienza
Abbiamo studiato le tartarughe, alcune loro caratteristiche, comportamenti e bisogni non solo tramite l’osservazione diretta dell’animale e dell’ambiente, ma anche attraverso una settimana di attività a questi argomenti dedicati (si veda il Book EXPERIENCES sui rettili): ci siamo lasciati coinvolgere da alcune testi scientifici e narrativi sulle tartarughe, dall’esplorazione visiva, ascolto di storie, rielaborazione artistica e motoria, ecc ecc…
Allo stesso modo, abbiamo reso concreta e senso percettivo l’esperienza di apprendimento relativa al mondo delle piante: l’occasione è stata buona per imparare anche i nomi delle parti di una pianta.
👉🏼Come abbiamo fatto?
1. Siamo stati in serra insieme per scegliere e acquistare dei bulbi e altri semi appropriati a queste ultime settimane di inverno; 2. abbiamo decorato il vaso dentro cui metterli; 3. Osservato ed esplorato bene le piante acquistate, toccandole, annusandole, guardandole bene bene, chiamando per nome ogni parte; 4. Alloggiati bulbi e altre piante dentro la terra del vaso decorato, al riparo dal freddo; 5. giocato con le carte “nomenclature montessoriane” per potenziare il lessico acquisito prima e allenare alcune abilità della mente, come prerequisiti alla lettoscrittura.

“Nomenclature montessoriane”
Si tratta di alcune carte di formato quadrato per lo più, plastificate, che utilizzo per: ampliare il lessico del Bambini, per allenare la capacità di associazione immagine – oggetto concreto, per sostenere l’attenzione visiva e la capacità di esplorazione sistematica, per la lettura di sillabe (e prossimamente di parole). Fulcro dell’attività educativa – ludica non sono le carte, di ispirazione montessoriana e costruite fai da te, quanto le attività della mente che mi propongo di sollecitare attraverso il gioco con quel preciso materiale.
Se le informazioni contenute/rappresentate sono nuove per il Bambino, allora naturalmente proporrò un tipo di gioco che non gli richieda troppo sforzo per poter incanalare le sue energie sul lessico oppure sulla correttezza della produzione fono-articolotoria.
Quando, invece, i contenuti proposti dalle carte sono ormai sicuramente acquisiti, allora uso quelle carte per “stuzzicare” altre abilità della mente, quelle magari in cui il mio B. risulta meno esperto.
Di ogni parte della pianta (o altro contenuto nel caso di altre carte) saranno disponibili due carte con la stessa immagine. In una delle due però sarà presente anche il nome, che io presento in stampato maiuscolo (e non in corsivo al momento). Al bambino si potrà anche chiedere dunque di inserire nella seconda carta della coppia io nome corrispondente all’immagine che vede e di trovare poi la carta uguale.
Diciamolo ai Bambini…
E allora diciamolo ai Bambini che dopo l’inverno arriva puntualmente la primavera e che l’inverno è necessario perché si realizzi la primavera.
Spieghiamolo, e testimoniamolo in modo coerente attraverso le pratiche di giardinaggio ma attraverso il nostro vivere concreto, che uno dei modi per diffondere Bellezza è praticare la tecnica della talea, perché in fondo lo stiamo capendo tutti: la solidarietà sociale, famigliare, di coppia, tra colleghi, in Équipe di lavoro, la capacità di condividere il Bello e il Buono che c’è in noi o di cui veniamo a conoscenza, il prendere un pezzettino forte e vitale di noi e regalarlo a beneficio degli altri è un atto di resilienza, ed è una delle buone pratiche per diffondere Bellezza e fare del Bene.
le carte per imparare i nomi delle piante, giocando sono inserite nella Sezone “prerequisiti dintorni” e puoi scaricarle gratuitamente. 👉🏼 Prerequisiti e dintorni, in GIOCHIAMO con i SUONI
Ci siamo divertiti?
Tanto!
Abbiamo sporcato?
Sì, un po’ … ma alla fine abbiamo ripulito tutto: mamma sopravvissuta.
Articolo di Rachele Nicolucci.
Fondatrice e coordinatrice del progetto “Sindrome da Apprendimento.

Expert Teacher, caregiver, sibling
Mi occupo di apprendimento, dei processi cognitivi dell’apprendere e di metacognizione, a servizio soprattutto di chi non si basta da solo cognitivamente.
Lo faccio in ottica neuropedagogica e della pedagogia della mediazione del dott. Feuerstein.