Se c’è una cosa che questo tempo di quarantena da Covid mi ha permesso di rimettere a fuoco è proprio la responsabilità che ciascuno di noi ha sempre, in tanti contesti e in molte circostanze, nei confronti degli altri. In qualche modo, di tutti gli altri, anche quelli che ci sono meno prossimi.
Durante il timido arrivo di questa primavera 2020, volendo fronteggiare la situazione e offrire l’opportunità di un buon tempo di vita famigliare ai miei cuccioli, mi sono ritrovata a fare i conti con i miei “sogni nel cassetto” e con le nostre risorse, soprattutto in termini di mie energie, bisogni e priorità.
Ho deciso allora, accogliendo l’invito di alcuni grandi maestri (di cui magari un giorno scriverò qualcosa), di uscire dalla mia “capanna”, e cioè di superare ciò che finora mi aveva fatto propendere per tenere per me, come una sorta di diario segreto, le mie idee e riflessioni, quelle personali, da una prospettiva femminile e di famiglia, ma anche le mie costruzioni professionali (qualcosa su di me), attività didattiche e proposte educative, il mio lavoro con e al servizio di Samuele soprattutto.

Perché non continuare a stare dentro la capanna?
Perché abitare quella sedia?
L’idea è semplicemente quella di condividere alcune esperienze, percepite e vissute a modo nostro, per condividere riflessioni da lasciare a disposizione di tutta la comunità: raccontiamo come stiamo affrontando noi una condizione (genetica in questo caso) non attesa -la trisomia 21 di Samuele- e come è possibile rendere più sereno il percorso di crescita, con o senza cromosomi “fuori posto”, di chi ci incontra e sceglie di restare.
Abbiamo da offrire questo: il racconto delle nostre esperienze più preziose e la condivisione dei nostri anni di studio e di formazione perché sono ancora molti i pregiudizi da abbattere sulla trisomia 21, a scuola così come in famiglia, nello sport, tra medici, professionisti e specialisti, e solo il dialogo potrà salvarci.
Bisogna parlare, imparare a parlare, parlare per raccontarci, rivelarci, scoprire le affinità, parlare per essere sempre nuovi, per non invecchiare, parlare per abbattere le barriere che ci separano.”
G Patroni Griffi, Prima del silenzio
La mentalità con la quale ci si approccia alle persone con la sindrome di Down (e a tante altre condizioni che comportano fatiche cognitive) e ai loro famigliari non è tanto diversa da quella italiana di 30 anni fa: troppe famiglie non sanno cosa e come fare quando ricevono una diagnosi di trisomia 21 e vivono i loro bambini con molte preoccupazioni, stress e scoraggiati.
Coraggio: la sindrome di Down non è un’alternativa alla felicità (articolo)!
Noi abbiamo deciso allora di raccontarci per condividere quello che sta funzionando e come sosteniamo e favoriamo lo sviluppo cognitivo del nostro bambino con la sindrome di Down (webinar gratuiti), e per dire quanto queste attenzioni relazionali, educative e didattiche siano poi anche a beneficio di ogni altro bambino e del suo fratellino, Gabriele (Rubriche).
Usciamo dalla nostra capanna perché crediamo nel valore della famiglia e oggi vogliamo costruire concretamente quell’aiuto e quella rete di sostegno, sempre formata e in costante aggiornamento, che avremmo voluto trovare quando è nato Samuele (Accademia Apprendimento). Riteniamo la famiglia il primario ambiente di apprendimento, la cellula preziosa e fondamentale per lo sviluppo cognitivo e per la crescita globale di ogni Bambino, soprattutto quando fa più fatica: perciò vogliamo sostenere la famiglia e ogni adulto che ha cuore la crescita di un piccolo che da solo non si può bastare.

Abitiamo allora quella sedia, io e i mie tre uomini, per tendere una mano: per dire a chi oggi pensa di non avere scampo che potrebbe esserci una soluzione percorribile, che si può fare certamente esperienza di opportunità che migliorano il nostro vivere; per raccontarvi la nostra positiva esperienza di crescita e di apprendimento, per guardare il mondo da una prospettiva non sempre solita e alla ricerca di uno sguardo che, pur nella complessità della realtà, abbracci la profondità del nostro vivere.
E tu cosa ne pensi? Quale la tua esperienza in questo ambito? Fammelo sapere lasciando un tuo commento nella sezione più in fondo “RISPONDI”

Expert Teacher, caregiver, sibling
Mi occupo di apprendimento, dei processi cognitivi dell’apprendere e di metacognizione, a servizio soprattutto di chi non si basta da solo cognitivamente.
Lo faccio in ottica neuropedagogica e della pedagogia della mediazione del dott. Feuerstein.
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