
Quarto articolo della Rubrica
Marta Favaro – neuropsicomotricista dell’età evolutiva, mamma
Rachele Nicolucci – insegnante di lettere, mediatrice Feuerstein, mamma
Vi invito a guardare questa simulazione (dal quarto minuto di video), con l’attenzione rivolta al movimento a spirale che il bambino esegue per venire alla luce.
Questa osservazione attenta ci permette di prendere coscienza di quale sia la base del movimento spontaneo del neonato, sulla quale costruire il percorso naturale che lo accompagnerà fino all’acquisizione dell’obiettivo motorio che caratterizza l’uomo: il cammino su due zampe.
Se lo schema del rotolamento è il primo che si manifesta nel passaggio dalla vita nel grembo materno alla vita nel nuovo ambiente, quando muoviamo il neonato, possiamo tenere presente questa importante informazione e rispettarla, ruotandolo sempre attorno al proprio asse longitudinale.
Sarà più facile e naturale sia prenderlo in braccio,


che adagiarlo nel lettino o altrove,

che cambiargli i vestitini e il pannolino:



Ho potuto verificare nella mia esperienza lavorativa, che i bambini così gestiti nel movimento dei primi mesi, hanno la possibilità di acquisire meglio ed in completa autonomia e naturalezza tutti gli schemi di spostamento tipici di ogni età o passaggio del primo anno di vita (il rotolamento, lo strisciare ed il gattonare).
Se pensiamo al susseguirsi di azioni che normalmente facciamo nel passare da una posizione distesa a terra, magari supini, alla stazione eretta, possiamo immaginare di disegnare una spirale, come si può osservare nel susseguirsi di queste immagini, dove ogni posizione è un passaggio fondamentale di rotazione attorno all’asse longitudinale del corpo, fino a raggiungere la stazione eretta.
La rotazione attorno all’asse longitudinale è allora la più naturale delle cose, se pensiamo al movimento….della vita. Ruotare un neonato nelle normali azioni quotidiane sarà il miglior modo per rispettare e favorire il suo movimento.
Dottoressa Favaro Marta
Ricordo molto bene la prima volta in cui ho incontrato qualcuno che mi ha parlato “chiaro e tondo” del movimento di rotazione del bambino attorno all’asse longitudinale del suo corpo.
Era metà aprile e in una tiepida mattina di primavera avevamo deciso di andare a Verona per conoscere il dottor Castagnini e la sua proposta. Mi chiese subito di prendere in braccio Samuele, che stava riposando pacifico, con l’espressione di chi sa che mi avrebbe colta in fallo…
Vi risparmio tutti i particolari, che può immaginare bene chi lo conosce.
Noi successivamente abbiamo deciso di proporre a Samuele un percorso di accompagnamento neuromotorio che, pur avvalendosi anche delle importanti competenze, conoscenze e intuizioni del dottor Castagnini, avrebbe riservato al nostro bambino un approccio diverso, più in sintonia con il nostro stile genitoriale.
Abbiamo preferito così sei anni fa, incontrando perciò la dottoressa Favaro.
Cosa ho iniziato a capire?
Che ogni nostra azione fornisce ai bambini delle informazioni. E che queste informazioni, soprattutto se date in modo continuo, costante nel tempo, possono influenzare il loro sviluppo. Addirittura, a determinate condizioni, possono influire sulla stessa struttura neurale del bambino.
E allora: vale certamente la pena scegliere di dare solo (nel limite del possibile) buone informazioni.
Ogni nostra interazione con i bambini è importante, e questo vale per tutti, proprio per tutti: ogni bambino fa del proprio meglio con ciò che ha e rielaborando/adattando(si) gli stimoli che riceve.
A noi dunque la scelta di “sfruttare” ogni momento possibile e ogni azione per dare dei messaggi a sostegno della buona crescita, oppure no.
Perciò: io e mio marito, nei momenti di quotidianità con i nostri figli, Samuele e Gabriele, ancora neonati, abbiamo deciso di mettere in pratica piccolissimi accorgimenti che, a noi adulti, non sarebbero costati nulla in più, e che ai bambini, invece, avrebbero dato informazioni più preziose.
Per esempio: cambiando il pannolino, ovunque fossimo, più che alzare le gambe e il culetto del bambino, azione vista milioni di volte e impressa nella mia mente quasi come automatismo, abbiamo iniziato a ruotare il loro bacino come indica la dottoressa Favaro.
Sicuri che questa “stimolazione” avrebbe contribuito a strutturare un “pensiero”: dapprima cioè il “sentire” del bambino, un sentire percettivo – fisico che, poi, diventa organizzazione mentale del movimento stesso.
Così come per prendere in braccio i piccoli, quando distesi, più che tirarli su mantenendoli in posizione orizzontale e a pancia in su (“come farfalle”) abbiamo iniziato a ruotarli attorno al loro asse longitudinale, permettendo loro di guardare con i propri occhi il riferimento del pavimento (della terra) – più che quello del soffitto-. Quasi simulando il movimento che avrebbero organizzato in autonomia mesi dopo. Le stesse attenzioni le avevamo quando li rimettevamo distesi su qualche superficie o in braccio a qualcuno.
Piccoli accorgimenti per dare grandi e importanti informazioni ai bambini, nel pieno rispetto di quello che è un movimento naturale e spontaneo e della organizzazione futura tipica dello sviluppo neuromotorio della nostra specie.
…. Si può forse ritenere questo un esempio di metacognitiva neonatale?

Expert Teacher, caregiver, sibling
Mi occupo di apprendimento, dei processi cognitivi dell’apprendere e di metacognizione, a servizio soprattutto di chi non si basta da solo cognitivamente.
Lo faccio in ottica neuropedagogica e della pedagogia della mediazione del dott. Feuerstein.