Da quando sono diventata mamma, una delle difficoltà che ho maggiormente percepito, nel ruolo di Genitore, è il non sentirmi supportata, come io desidererei, dagli adulti a cui scelgo di affidare un pezzettino della crescita del mio Bambino.
Troppo spesso ho incontrato persone che si sono preoccupate esclusivamente del Bambino e del loro intervento con il Bambino, trascurando il fatto che è dal benessere dei Genitori, dal loro grado di soddisfazione personale e di coppia, dalla loro relazione, dalla loro consapevolezza e cultura, dal loro essere e saper essere “ambiente” stimolante che, in gran misura, dipende la crescita del piccolo.
Quando c’è bisogno di intervenire precocemente a favore dello sviluppo di un Bimbo (perché sai che quel “pentolino di Antonino” creerà delle fatiche reali), a mio avviso, c’è, prima di tutto, bisogno di sostenere e orientare onestamente le mamme.
I genitori.
Prima di tutto.
I genitori di Bimbi che fanno realmente più fatica abbiamo, a volte, delle giornate più complesse e complicate del solito.
Io, ad esempio, ci ho messo mesi prima di ritrovare un mio equilibrio tra la mia persona e l’esperienza di maternità e prima di vivere nella giusta prospettiva il fatto di dovermi rivolgere a figure di aiuto per assicurare al mio Bambino il migliore sviluppo a lui possibile.
Non è facile. Non è facile la maternità. Non è per nulla facile se ci si mettono anche le condizioni che causano le fatiche del crescere e dell’apprendere.
Quando ci rivolgiamo a uno specialista, che è un adulto che per professione dovrebbe saper aiutare, siamo ben consapevoli che il nostro Bambino fa davvero più fatica di altri.
E questa consapevolezza, all’inizio, potrebbe essere uno degli elementi che appesantiscono le nostre giornate.
Personalmente ho apprezzato molto, moltissimo, quelle figure di aiuto, a volte incontrate persino per caso ma poi scelte come persone di riferimento per la nostra famiglia, capaci di mettere in evidenza non solo e non tanto ciò che non va nel percorso di crescita del Bambini, o ciò che dovremmo imparare a fare meglio, noi o il nostro bambino.
Questo era spesso già evidente anche ai nostri occhi.
Nella nostra esperienza, sono fondamentali quelle figure di professionisti che, prima di tutto, guardano a noi come persone, con esigenze e necessità a tutto tondo, con competenze e abilità, come persone da sostenere e non alle quali sostituirsi o da escludere dall’intervento terapeutico del figlio.
Noi allora, nel limite del possibile, scegliamo di circondarci di specialisti e professionisti prima di tutto umani.
Capaci di empatia.
Capaci di non nominare la “Sindrome di Down” mille volte in un minuto, ma di guardare il nostro Bambino nella sua interezza, andando al di là delle etichette.
Capaci di complimentarsi concretamente per i suoi traguardi raggiungi, a piccoli passi, e di saperli nominare e descrivere.
Capaci di guardare al suo potenziale di sviluppo.
Capaci di non temere un Genitore informato e attivo, anzi: in grado di sostenerlo nel suo imparare come essere di aiuto concreto al proprio. Capaci di quella umiltà tale per cui sentirsi a sostegno della nostra Famiglia. E non in sostituzione della stessa.
Perché è questa la risorsa più preziosa per ogni Bambino: l’ambiente Famiglia.
Che cosa ci sta dicendo la scienza, secondo questa lettura? Che non siamo il frutto solo del DNA, ma anche dell’aria che respiriamo, dell’acqua che beviamo, delle nostre esperienze, dei nostri incontri, delle nostre sensazioni e dei nostri sentimenti, che influiscono su di noi al punto da modificare il nostro epigenoma.
Non è romanticismo, ma scienza: l’ambiente interagisce con il nostro organismo, giocando un ruolo cruciale in particolare nella formazione e maturazione dei nostri circuiti neurali.
D. Lucangeli, ”A mente accesa”, Mondadori, 2020)
Sindrome da Apprendimento sostiene dunque fermamente la Famiglia quale risorsa più preziosa per ogni Bambino. Soprattutto in condizione di fatica dell’apprendere.
La Famiglia va sostenuta, incoraggiata, valorizzata nel suo essere “ambiente” stimolante e modificante.
Oggi le neuroscienze ci parlano dell’intelligenza come di un processo, e non più come di un prodotto quantificabile. E, se opportunamente stimolato, il cervello è in grado di modificare la propria struttura e le proprie funzioni (in neurofisiologia si parla di plasticità cerebrale).
Feuerstein, per esempio, sostiene che l’intelligenza sia
la proponensione di un organismo a modificare se stesso quando si confronta con i bisogni di accomodamento che si vengono a creare in rapporto ai differenti contesti di esperienze.
A mio avviso, allora, bisogna sostenere i Genitori nel saper essere concretamente di aiuto al proprio Bambino, per assicurare ad ogni creatura il migliore sviluppo possibile.
Non risulta vincente la pratica di escludere, o tenere lontani, i Genitori dall’intervento terapeutico o dal percorso di apprendimento del loro Bambino: al contrario, è molto più di successo, a beneficio della creatura, coinvolgere la Famiglia e stimolare i Genitori a porsi come ambiente modificante, per accrescere l’intelligenza del proprio piccolo.
Essere Genitore è difficile. Essere Genitore di un bimbo che fa fatica lo è ancora di più. Nessuno ti insegna a essere genitore: ma ciascuno esperto può insegnare un pezzettino del suo sé alla Famiglia, perché essa, coinvolta, sia di maggiore aiuto allo sviluppo del proprio Bambino nella concretezza del vivere quotidiano.

Condivido un piccolo aneddoto.
Domenica scorsa, finché stavamo per uscire, i bambini hanno trovato in giardino questo uccellino: talmente piccolo da non avere ancora tutte le piume.
La loro prima domanda naturalmente è stata: “Dove è la sua mamma?”
Nell’attesa dell’arrivo della mamma, abbiamo procurato vermetti e semini. Ma nulla: il piccolo uccello continuava ad affannarsi e a piangere, senza riuscire a beccare niente di quanto a disposizione.
Rimango stupita dalla intensità di pensiero con cui i miei Bambini hanno chiara la necessità di quella creatura, certi che lui abbia solo bisogno della sua mamma.
Decidiamo insieme di favorire il ricongiungimento e di metterci da parte: la mamma non sarebbe intervenuta se noi avessimo continuato a rimanere fisicamente in mezzo.
Gabriele e Samuele sono stati capaci di rinunciare al piacere di accudire questa creatura perché hanno compreso che non avrebbero potuto/saputo farlo meglio della sua mamma.
E così Sindrome da Apprendimento sostiene proprio questo:
è vero, in condizioni di fragilità cognitive, di fatiche reali e concrete dell’apprendere, è necessario rivolgersi agli specialisti.
Ma i Genitori devono esserci. Esserci in modo consapevole e informato, anche rispetto alle proposte che accettano da parte degli specialisti.
Soprattutto finché il Bambino è piccolo, come l’uccellino ritrovato senza tutte le piume, è compito della madre, dei Genitori, accudirlo. Prima di tutti.
E compito degli specialisti, che vengono scelti dalla Famiglia, dovrebbe essere anche quello di supportare i Genitori affinché loro possano essere di aiuto e sostegno concreto per lo sviluppo del proprio cucciolo.
I Genitori non sono un ostacolo. Non sono un ostacolo nel lavoro degli specialisti né nella relazione loro con i Bambini.
I Genitori siamo il primo ambiente di ogni Bambino.
Perciò la risorsa più preziosa per la sua crescita.
Risorsa con cui specialisti, insegnanti e famigliari dobbiamo imparare a dialogare.
Aiutiamo i Genitori, che scelgono di rivolgersi a noi, a trovare soluzioni, a trovare buone e personali risposte alle necessità del proprio Bambino.
Siamo ormai giunti alla terza edizione del corso on line a sostegno della genitorialità consapevole e informata:
S.O.S. 21.
Per saperne di più e partecipare anche tu, leggi qua: SOS 21

Rachele Nicolucci
Autrice, fondatrice e coordinatrice di “Sindrome da Apprendimento”
Expert Teacher in organizzazione scolastica – Mi occupo di processi cognitivi dell’apprendere e metacognizione, con un approccio neuropedagogico e della pedagogia della mediazione Feuerstein.
Webinar di formazione in programma
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Sviluppo cognitivo e alimentazione€15.00
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