Uscite di apprendimento: perché uscire da una didattica frontale e come coinvolgere figli e studenti in esperienze di apprendimento.

Perchè è importante offrire un tempo per apprendere facendo?

Come preparare gli studenti a una esperienza di apprendimento e come coinvolgerli durante la stessa?

Ciao, prendendo spunto da alcune richieste pervenute dalla mia Community Instagram, decido di dedicarmi a questo argomento: a quello cioè delle uscite di apprendimento (e non didattiche!)!!! Usiamo allora lo spazio che ci offre il mio blog per focalizzare, attraverso questo articolo, qualche elemento di aiuto per uscire dalle dinamiche di un’interazione e insegnamento tradizionalmente trasmissivo e frontale, concentrandoci, invece, insieme su qualche aspetto di successo all’apprendere di ogni studente.

Ciao, sono Rachele Nicolucci,

Expert Teacher in organizzazione scolastica.

Mi occupo di processi cognitivi dell’apprendere (con particolare interesse, in questo momento, verso quelli che riguardano la lettoscrittura) e anche di metacognizione.

Lo faccio secondo un approccio che è quello della neuropedagogia e della pedagogia della mediazione Feuerstein.

Mi occupo di formazione di genitori e insegnanti: la mia mission è contribuire allo sviluppo di buone pratiche di didattica inclusiva e sostenere l’agire di ogni figura di aiuto a beneficio del successo formativo di ogni studente, anche quando realmente presenti le fatiche della disabilità intellettive.

sindrome da apprendimento

Quando pensiamo alla mente e all’apprendimento privilegiamo spesso una concezione logico-astratta: ci soffermiamo sul “linguaggio della mente” e sui suoi aspetti incorporei e molto meno sulla concretezza e sulle azioni motorie, malgrado azioni e movimenti abbiano un ruolo centrale nei processi di formazione e rappresentazione mentale.

A. Oliverio

Perché è importante offrire un tempo per apprendere facendo

Un certo tradizionale (e oramai doverosamente superabile) approccio allo studio e, più in generale, all’apprendere e all’intelligere, ci ha portato a ritenere che per imparare qualcosa ritenuto importante sia, generalmente, e, ahimè, fin dalla scuola materna fondamentale e necessario stare per lo più fermi, seduti a tavolino, a lavorare per un certo (lungo) periodo di tempo, in modo ripetitivo, manipolando contenuti astratti e esercitando abilità attraverso libri e quaderni.

Stiamo capendo però che le cose non stanno esattamente così: cioè la modalità preferenziale di apprendimento, tanto più durante l’infanzia e quando si fa realmente più fatica cognitivamente, non è quella “incorporea” offerta da alcuni strumenti di studio…

Studi di neurodidattica ci dicono infatti che gli studenti non imparano meglio e di più se tenuti con le gambe sotto il tavolo, in una dimensione di ricezione passiva, fermi, magari sollecitati anche al silenzio e a un lavoro per lo più solo su quaderni e libri.

Soprattutto se ci occupiamo del percorso di apprendimento di un Bambino fragile, se siamo figure di aiuto allo studio e all’intelligere di un piccolo 0-10 anni, direi che è ormai doveroso tenere conto che ci sono elementi, quali il movimento e concretezza delle esperienze che, non solo non ostacolano lo sviluppo di apprendimenti, ma pure li favoriscono, sostanziandone anche stabilità nel tempo, durevolezza e qualità.

In questo senso è altrettanto doveroso comprendere che la didattica frontale e trasmissiva non possono più essere modalità privilegiate per un apprendere significativo e attivo.

E’ piuttosto importante, invece, spostare il proprio sguardo sul fatto che è estremamente necessario proporre apprendimento a suon di esperienze concrete e valorizzando l’agire corporeo e concreto, per alcuni ordini di ragioni che riassumo così:

  • prima di tutto, azioni e movimenti rivestono un ruolo centralissimo proprio nei processi di rappresentazione mentale;
  • ci sono evidenze rispetto il fatto che la memoria, ad esempio, non sia solo un fatto della mente ma anche una questione che riguarda il corpo: pensiamo ai neonati che sviluppano, nel corso dei primi mesi di vita, memorie di procedure (muscolari, corporee), sulle quali memorie procedurali e motorie si costruirà poi anche il successivo agire comunicativo e linguistico;
  • per uno studente compiere astrazioni e generalizzazioni è certamente un passaggio importante del processo dell’apprendere, ma questo passaggio potrà avvenire con successo solo se astrazioni e generalizzazioni “sono state costruite a partire dall’esperienza corporea del mondo” (cit. Pier Cesare Rivoltella).

Come organizzarle, e cioè come sceglierle?

Tra le attività che possiamo proporre per rendere l’apprendere un fatto concreto e esperienziale c’è sicuramente l’uscire dall’ambiente deputato allo studio e la partecipazione a laboratori.

Volendo esserci di aiuto in un cambio di prospettiva, chiameremo queste proposte “uscite di apprendimento”, e non più uscite didattiche. E’ necessario fare un salto qualitativo e ricordarci che al centro del processo di apprendimento c’è lo studente, non l’insegnante e la sua didattica; al centro del processo di apprendimento c’è (o dovrebbe esserci) lo sviluppo di competenze, e non il programma!

Sintetizzando, direi così: le uscite di apprendimento sono esperienze che proponiamo agli studenti per sostenere in modo concreto il successo del loro apprendere, elemento dopo elemento.

E’ importante considerare che questo, e cioè che le esperienze di apprendimento siano a sostegno dell’apprendere, possa avvenire a più livelli:

  1. in riferimento specifico ai contenuti che l’esperienza permetterà di sperimentare (contenuti che mi auguro siano sempre di interesse dello studente…);
  2. in riferimento alle abilità mentali/corporee che verranno attivate (che mi auguro siano sempre in funzione di bisogni o di potenziamento);
  3. e anche, più in generale e se opportunatamente sollecitato, in riferimento al come apprendiamo/al come cioè avviene l’apprendere in noi (livello metacognitivo).

Le uscite di apprendimento possono essere quindi usate quantomeno con una duplice intenzionalità:

  1. per rinforzare-sostenere il processo già in atto di acquisizione di certe conoscenze e/o abilità (comprese quelle comunicative, relazionali, motivazionali);
  2. oppure per anticipare/presentare per la prima volta un nuovo argomento e/o abilità, previsti nel percorso di apprendimento per quel Bambino e che poi si dovrà affrontare in modo più rappresentativo e o astratto (per utilizzare una terminologia di Piaget), generalizzando.

ESEMPIO 1

Qualche giorno fa, noi abbiamo partecipato a un laboratorio MUSME, chiamato “Un corpo, cinque sensi”. Già in passato avevamo lavorato a qualche aspetto relativo alla conoscenza degli organi di senso e i miei Bambini sono arrivati al laboratorio avendo già in mente alcune cose.

Personalmente però ho atteso la partecipazione a questo laboratorio, che uno dei laboratori didattici “EsperiMusme”, organizzati appunto dal MUSME (museo della medicina) di Padova, per offrire ai miei figli l’occasione di “rispolverare” l’argomento specifico in modo più laboratoriale e in un contesto di lavoro in gruppo, andando a creare una base solida attuale sulla quale poi continueremo a costruire insieme altre occasioni di apprendimento relative ai 5 sensi del corpo umano.

Quindi: i bambini sono arrivati all’esperienza del laboratorio sì con un certo bagaglio di conoscenze relative allo stesso argomento, di cui mi ero assicurata io per favorire la loro comprensione (ad esempio verbale) durante poi lo stesso laboratorio (temevo di trovare dinamiche veloci nei tempi e una proposta stratificata in più richieste contemporanee).

Al laboratorio infatti è stato spiegato cosa sono i 5 sensi con l’aggancio di una storia il cui protagonista era un cagnolino: il fatto che Samuele conoscesse già le etichette lessicali corrette (vista, udito, tatto, gusto, olfatto), gli ha permesso di rimanere al passo, di non doversi preoccupare di comprendere e memorizzare: questo lavoro lo avevamo già anticipato a casa insieme.

Durante lo stesso laboratorio hanno poi anche mostrato dei modellini tridimensionali dei vari organi di senso, e proposto un’attività creativa per rappresentare la funzione degli organi di senso (personalmente non ho trovato adeguato questo ultimo pezzettino di laboratorio all’utenza presente: troppo piccoli i bambini presenti per comprendere la funzioni degli organi in un modo così astratto/figurativo… ): la presenza di noi genitori ha permesso a tutti i Bambini del laboratorio di soddisfare questo compito finale (costruire uno “scaccia sogni”), attivando la mente del Bambino più possibile.

ESEMPIO 2

Possiamo anche scegliere di proporre esperienze concrete di apprendimento non tanto in riferimento a un certo contenuto da far apprendere (come ad esempio i 5 sensi), quanto piuttosto in riferimento allo sviluppo di abilità o in risposta a bisogni di funzioni.

Ti spiego meglio tramite un esempio.

Un elemento di cura cognitiva a cui tengo sempre moltissimo, tanto più quando nel caso di presenza di un cromosoma 21 in più che può comportare una certa rigidità cognitiva, è proprio quello che riguarda la cura della flessibilità mentale del mio Bambino.

In questo senso sono moltissime le cose che un Genitore può fare per essere di aiuto nella concretezza del vivere quotidiano, tanto quanto sono molte le attenzioni di cura alla flessibilità mentale che possono essere sviluppate da uno specialista o da un’insegnante.

Un modo per sostenere lo sviluppo di flessibilità mentale può essere quello di mettere i bambini in condizioni di poter ri-vivere un’esperienza di apprendimento già nota però in un contesto differente o in una modalità diversa da quella a cui sono abituati generalmente. Proprio in questa ottica nei prossimi giorni ci attende uno spettacolo teatrale su Pinocchio!

Perché quindi sceglierlo e ritenerlo parte integrante del nostro percorso di apprendimento? Sintetizzo alcuni aspetti principali:

  • La storia di Pinocchio è una storia già ben nota a Samuele e ha sempre avuto un tale significato anche affettivo che per introdurre la letterina P abbiamo proprio fatto appello a Pinocchio, alla sua storia e a tutta una serie di pupazzetti dello stesso personaggio!
  • Nella nostra biblioteca domestica ci sono diverse edizioni di questa storia: tempo fa avevo scelto accuratamente diverse tipologie di libri sulla stessa storia di Pinocchio proprio per sollecitare non solo un certo lavoro di comprensione / elaborazione del testo ma soprattutto la flessibilità mentale.
  • Nell’estate 2021 siamo stati al Parco di Collodi di Pinocchio: e anche quella è stata un’esperienza molto positiva e che è rimasta impressa in modo indelebile nelle memorie autobiografiche dei bambini! Te la racconto in questo articolo: Parco di Collodi – Pinocchio
  • Andare perciò prossimamente a teatro non sarà utile solo per “rispolverare” i passaggi della storia di Pinocchio (contenuto) o per richiamare alla mente una serie di lavori e esperienze già vissuti insieme. Sarà utile soprattutto per risollecitare concretamente la flessibilità mentale e la capacità di mettere a confronto elementi simili o elementi di differenza! Può essere utile questo articolo su come stimolare l’intelligenza.

Mi preme sottolinearti, caro Lettore, l’importanza di questo ultimo passaggio perché, se è vero che l’apprendere non è una questione di prodotti, di risultati cioè, ma di processi che portano a quei risultati attesi, allora chi si occupa di apprendimento deve avere cura (sapendoli manipolare e elaborare) non solo di contenuti e conoscenze (es. la storia di Pinocchio) quanto piuttosto di funzioni mentali (flessibilità, comprensione, comparazione, attenzione, ecc), attraverso cui giungere a competenze che permettano poi di spendere concretamente i contenuti stessi (la storia di Pinocchio)!

Come prepararli prima e come coinvolgere i bambini durante?

Quindi come preparare uno studente a una esperienza concreta di apprendimento?

Molto dipende dal tipo di esperienza ma in genere valgono queste chiavi:

  1. ANTICIPARE nel tempo prima dell’esperienza cosa succederà durante quel momento laboratoriale, esperienziale, ecc… Descrivendo perciò il luogo, come ci si arriva a quel luogo (prendiamo il tram, il treno, l’aereo, un lungo viaggio in auto, in bici, ecc); raccontando qualcosa delle persone che incontreremo, delle richieste che gli educatori/insegnanti faranno; di alcune dinamiche che sappiamo si verificheranno e relativamente alla durata della visita/laboratorio. Sarà importante anche anticipare informazioni relativamente alle parole che verranno usate e all’argomento principale; ai materiali e strumenti che si useranno; alla tua presenza/assenza. Ogni particolare di cui sarai a conoscenza potrà essere anticipato per aiutare il tuo Bambino a prepararsi, immaginandosi all’opera!
  2. CREARE ATTESE REALISTICHE DI SIGNIFICATO: è importante permettere al Bambino non solo di immaginare cosa succederà poi, anticipando qualche particolare come al punto precedente, ma anche spiegare il motivo per cui secondo noi può essere utile vivere questa esperienza, e quindi dicendo per esempio in cosa ci permetterà di crescere, quale significato concreto avrà per lui, che sarà un passaggio importante per imparare a… Motiviamo il perché chiediamo di esserci e di esserci attivamente!
  3. SPIEGARE COSA SI POTRA’ FARE E COSA POTRANNO FARE PRIMA/DOPO: agisci per sostenere il tuo Bambino soprattutto in riferimento ai suoi punti di fragilità e alle sue attitudini meno funzionali quando in gruppo e/o fuori casa. Concretamente, ad esempio, può significare: scegliere di arrivare con anticipo per lasciare tempo e spazio di esplorare e di orientarsi; arrivare a piedi così da incanalare energie e emozioni in modo armonico e funzionale nel camminare stesso. Oppure ancora può essere utile offrire dei riferimenti temporali visivi o concreti, ad esempio: “Samu il laboratorio dura da adesso fino alle 17, quando cioè le lancette dell’orologio saranno in questa posizione. Poi andremo al museo. Infine a prendere un gelato!”

Quali premesse e attenzioni di cura perché il Bambino sia coinvolto durante l’esperienza di apprendimento concreto?

Probabilmente saprai già che io amo muovermi in condizioni di “sfida ottimale”, e cioè sono dell’idea sia fondamentale offrire un percorso di apprendimento costruito secondo il sacro criterio di Susan Harter del “principio della sfida ottimale“.

Quindi di seguito ti offro alcuni suggerimenti di cura per costruire, magari nel tempo, un naturale e positivo coinvolgimento, e dunque, attivazione mentale, del tuo Bambino durante le esperienze di apprendimento concreto. Il discorso è molto più ampio e complesso ma mi riprometto di scendere prossimamente nei particolari successivi che riguardano questo argomento, attraverso un webinar insieme (seguimi tramite social o iscriviti alla newsletter per rimanere aggiornato!).

Intanto ti lascio questi suggerimenti di cura per favorire l’attivazione mentale del tuo Bambino durante le esperienze di apprendimento:

  1. Proponi esperienze (laboratori, musei, film, gite, uscite, esplorazioni, attività, percorsi di apprendimento, ecc.) che riguardino argomenti a lui cari o comunque di suo interesse!
  2. Motivalo facendo leva su bisogni interni sani e equilibrati: sollecita il bisogno naturale di relazione, di apprendimento, la curiosità, il diritto ai cambiamenti e alle variazioni. Disconnettiti dalla dinamica premio / punizione e sollecita bisogni interni e sani, tramite cui favorire un apprendimento di successo.
  3. Scegli di proporre attività in gruppi di Bambini rispetto ai quali lui possa farcela: per esempio, io ho smesso di ragionare solo secondo il tradizionale criterio dell’età anagrafica; sto preferendo assicurarmi, quando possibile, che la proposta, nella maggior parte dei suoi elementi costitutivi, sia adeguata in termini di “sfida ottimale” per Samuele (e lo stesso vale per suo fratello Gabriele).
  4. Assicurati che sia per lui possibile comunicare con le persone (più o meno note) presenti all’esperienza: favorisci la sua comunicazione tu stessa, o chiedi a qualcuno di prendersene cura se tu non sarai presente; poter accedere alla comunicazione è attivarsi mentalmente.

Il cervello ha natura corporea e non può pensare senza una funzione motoria di riferimento, ogni esperienza che viviamo è corporea e agisce in funzione di uno scopo, anche il solo formulare un pensiero implica una modifica di natura muscolare […]

D. Di Jiorio

Concludendo

Tieni presente che proporre apprendimento attraverso esperienze percettive, motorie e, più in generale, del fare è un grandissimo regalo che puoi fare alle creature di cui ti prendi cura: proporre l’acquisizione di contenuti e abilità attraverso dinamiche che sollecitino il sensorimotorio non può che produrre successo nel processo dell’intelligere!

Competenze motorie e competenze cognitive non sono separate le une dalle altre, anzi sembrerebbe che si sostengano a vicenda!

Rachele Nicolucci
Autrice, fondatrice e coordinatrice di “Sindrome da Apprendimento”

Expert Teacher in organizzazione scolastica – Mi occupo di processi cognitivi dell’apprendere e metacognizione, con un approccio neuropedagogico e della pedagogia della mediazione Feuerstein.

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