5 MODI PER STIMOLARE L’INTELLIGENZA

COME STIMOLARE L’INTELLIGENZA DEL TUO BAMBINO

Spesso incoraggio mamme e papà, ricordando loro quanto siamo realmente determinanti nella vita dei nostri figli: “la famiglia è il primo ambiente di apprendimento” ripeto sempre.

L’obiettivo principe dei genitori, quello che racchiude in sé l’essenza della genitorialità, è far crescere in modo armonico il proprio bambino perché possa svilupparsi al meglio delle proprie possibilità.

I nostri figli non guardano ai nostri titoli, al percorso di studio, ai voti che altri ci hanno dato, ai ruoli che oggi ricopriamo, alla professione scelta -o subita- e non ricercano nemmeno speciali talenti: hanno semplicemente bisogno della nostra presenza consapevole.

Ogni genitore, al di là delle proprie caratteristiche, capacità e scelte, è un punto di riferimento condizionante, modificante, e strutturante per la crescita e l’intelligere del proprio bambino per il solo fatto di esserne il genitore. Essere “generatori” di vita, aver permesso alla nostra creatura di essere su questa Terra ci mette nella condizione di essere per la creatura un punto di riferimento insostituibile. La genitorialità è meravigliosa ma può essere altrettanto complessa, complicata e faticosa.

Con questo articolo voglio aiutarti a mettere a fuoco come anche attraverso le relazioni e interazioni genitoriali è possibile stimolare l’intelligenza del bambino.

Ogni genitore può essere una figura di aiuto e può stimolare l’intelligenza del proprio bambino. Ogni genitore agisce, e può farlo agendo nel bene o nel male. L’impatto del nostra agire avviene sempre e costantemente: i nostri figli, soprattutto finché bambini, ci guardano, interagiscono con noi e apprendono anche per imitazione (non solo per imitazione).

E questo avviene, che ci piaccia o meno, anche quando noi non ne siamo consapevoli, quando non lo vorremmo, anche quando facciamo cose che sarebbe meglio non imitassero e anche quando non siamo intenzionali nelle interazioni con loro.

Ad ogni modo, sono molte le cose che possiamo fare stimolare l’intelligenza dei nostri bambini: è questione di stile e di scelta! Voglio dire che dipende da noi: il dato di fatto è che i nostri figli, sopratutto quando piccoli, sono disponibili, attendendo da noi presenza, interazioni e buone azioni. Che questo si realizzi e che questo avvenga in modo buono per il loro successo, e cioè attraverso interazioni educative dipende solo da noi, dalle nostre scelte e priorità.

Quando decidiamo di essere di supporto in modo intenzionale e di stimolare i processi intellettivi dei nostri figli (così come dei nostri alunni) non è necessario avere quantità e quantità di giochi, di materiali (vedi articolo su come organizzare i giochi dei bambini) o infiniti strumenti didattici. Non fare conto su oggetti esterni a te!!!

Non preoccuparti di questi aspetti materiali: l’elemento più prezioso, necessario e essenziale per lo sviluppo del tuo bambino, sei tu e il tuo stile!

Non preoccuparti di quanto tempo hai a disposizione: non servono ore e ore. Basta poco tempo, bastano interazioni brevi nel tempo, frequenti ma intenzionali e consapevoli.

E cioè: tieni conto che è il tuo atteggiamento, il tuo comportamento, il modo e l’intenzione con cui guardi e parli al tuo bambino che farà la differenza. Sia dentro di te che dentro di lui.

Molti genitori mi chiedono: cosa posso fare per essere di aiuto al mio bambino che fa più fatica a apprendere?

Sono davvero tantissime le attenzioni di cura cognitiva che possiamo riservare ai piccoli di cui ci occupiamo, con questo articolo voglio farti alcuni esempi.

5 modi per stimolare l’intelligere del tuo bambino, agendo in modo frequente e intenzionale, e in situazioni di quotidianità.

Ti suggerisco allora 5 attenzioni di cura cognitiva che puoi mettere in pratica fin da subito, in classe così come a casa. Puoi anche scegliere di dedicare energie a questi suggerimenti in modo organizzato, e cioè prendendoti un solo impegno al giorno….

  1. PONI DOMANDE APERTE (ad esempio: questo sarà l’impegno per il vostro lunedì)
  2. FAVORISCI LA SUA CREATIVITA’ E PENSIERO DIVERGENTE (martedì)
  3. SVILUPPA LA SUA EMPATIA (mercoledì)
  4. AIUTALO A OPERARE CONFRONTI, PARAGONI (giovedì)
  5. AIUTALO A ESPRIMERE PENSIERI, BISOGNI, EMOZIONI, SENTIMENTI (venerdì)

PONI DOMANDE APERTE

PONI DOMANDE APERTE – Nel rivolgerti al tuo bambino, puoi farlo in molti modi differenti: per esempio puoi formulare domande alle quali lui risponderà solo sì o no; oppure potrai formulare richieste che necessitano di una maggiore attività intellettiva da parte del bambino, e che dunque spronano maggiormente il suo intelligere.

Facciamo qualche esempio.

A. Al mattino, a colazione: puoi chiedere “vuoi latte?” (A), “vuoi cereali?” (B); se ci pensi sono moltissime le occasioni in cui puoi chiedere semplicemente “vuoi A e B?”. E questo può avvenire per praticità, necessità di fare velocemente, per evitare eccessive frustrazioni, per il timore che il bambino non sappia scegliere, ecc ecc…

Tieni presente che a questo tipo di richieste il bambino potrà semplicemente rispondere, comunicandolo come può, semplicemente sì o no. E cioè le domande poste in questo modo non lasciano molto margine di movimento di pensiero e non alimentano nemmeno la sua autostima. Vengono infatti chiamate domande chiuse.

Diversamente, chiedendo: “cosa vuoi mangiare questa mattina?”, lo metterai nella condizioni di sforzarsi un po’ di più e attivarsi mentalmente, esplorando le alternative, compiendo una scelta e poi comunicandotela. Certo è sicuramente più complesso il processo intellettivo che dovrà compiere ma fermati un attimo a riflettere: quanto importante è vivere la possibilità di scelta per diventare davvero grandi, indipendenti e autonomi? E’ FONDAMENTALE!!!! Scegliere significa essere in grado di comprendere una richiesta, valutare più opzioni, confrontare più scenari, decidere il bene per sé stessi: per molti adulti a sviluppo normotipico tutto questo è difficile, figuriamoci per un bimbo che fa più fatica cognitivamente…. Alleniamo i nostri bambini!!!!

Certo, potresti temere di metterlo in difficoltà: ma tu resta con lui durante il tempo della sua (ricerca di) risposta, per aiutarlo a esprimere il suo parere, preferenza, sentimento. Senza sostituirti a lui.

Tieni conto che i motivi per i quali un bambino può fare fatica a rispondere sono davvero molti e diversi tra loro, sono molto personali: un bimbo potrebbe non avere compreso il senso della tua domanda, un altro non conoscere alcuni termini usati, un altro ancora potrebbe essersi distratto finché parlavi o subito dopo, oppure essersi dimenticato cosa gli hai chiesto / quali opportunità di scelta ha, un bambino ancora potrebbe non avere strategie di risposta adeguate a lui, far fatica a articolare parole, non saper gestire le emozioni, ecc ecc

Non smettere per nessun motivo di porre domande aperte: continua a farlo, adottando però opportune (adeguate al tuo piccolo cioè) strategie e accorgimenti che permettano al tuo bambino di avere successo comunque.

Questo tipo di atteggiamento, di abitudini e di interazioni favorirà, nel tempo, il vostro dialogo.

Conosci il Baby Signs come opportunità di comunicazione a sostegno della parola? Ti segnalo il nostro webinar gratuito e articolo sulla nostra esperienza.

FAVORISCI LA SUA CREATIVITA’

FAVORISCI LA SUA CREATIVITA’ – Una delle più grandi difficoltà per una bambino che vive le fatiche del neurosviluppo è proprio la capacità di inventarsi giochi e di stare nel gioco (ne ho parlato in due articoli: Giochiamo insieme? e Come presentare un gioco a un bambino) : devi tenere conto di questo perché il fatto che il tuo bambino potrebbe far fatica a essere creativo è proprio il segno che tu devi attivarti in modo adeguato per essergli di aiuto!

Ci sono molti modi per essere creativi: c’è una creatività che si esprime attravero le mani, il fare, e una che coinvolge per lo più la mente, il pensiero e attraverso questo si esprime. Adesso faccio riferimento sopratutto alla seconda alla creatività che si manifesta per mezzo del pensiero, della flessibilità di pensiero e del pensiero divergente, ovvero di quello capace di ricercare più soluzioni, anche alternative, a una certa situazione avvertita dal gruppo di riferimento come problematica.

Non è facile educare, istruire e formare rispettando la creatività delle persone che abbiamo davanti, ma sicuramente ci sono delle attenzioni di cura cognitiva che possiamo avere per favorirla, anche quando lavoriamo in un gruppo. Tieni infatti conto che, se vogliamo favorire la creatività nei bambini, sopratutto di quelli che fanno più fatica cognitivamente, è opportuno lasciare fluire anche la nostra creatività, nelle piccole azioni e contesti di vita quotidiana che viviamo anche con loro! Dopo tutto siamo noi il modello adulto al quale loro guardano, no?

Per esempio, quando sei con il tuo bambino, aiutalo “semplicemente” a uscire con la mente dalle dimensioni spazio – tempo che state vivendo: aiutalo a andare oltre il qui ed ora. Potresti iniziare a prendere in considerazione la possibilità di fare insieme e diversamente le stesse azioni di sempre (dalle più semplici, come bere una tisana, alle più complesse come prepararsi per uscire, fare i compiti o raggiungere un certo luogo): guarda agli strumenti, risorse, luoghi, tempo che hai realmente a disposizione o che potresti procurarti e provale tutte! Puoi infatti anche provare a organizzare i vostri tempi e spazi (Quando lo spazio diventa ambiente di apprendimento) in modo differente dal solito e più funzionale al suo apprendere.

E sopratutto puoi accogliere con serenità altri due elementi:

1. il fatto che ci sono delle situazioni in cui lui vorrebbe fare a modo suo, diversamente da come faresti tu e da come fa il resto del mondo; esistono i piani B e non tutto, fortunatamente, può andare sempre a modo nostro;

2. che lui/lei viva dei momenti “vuoti”, di noia, o semplicemente di pausa, di silenzio e di pensiero interno è solo un bene! Sono questi gli spazi di tempo durante cui può emergere il suo pensiero creativo e la sua capacità di trovare risposte personali a una situazione di stasi. Lasciare spazio e tempo è difficile ma noi adulti possiamo imparare.

Tieni conto però che per un bambino con una fragilità cognitiva tutto questo può essere realmente molto, molto, difficile. Non ho detto impossibile: solo difficile.

Potrebbe essere anche lontano dalle sue attuali capacità.

Sii quindi presente per offrirgli qualche buona alternativa, aiutandolo a sviluppare un pensiero che crea soluzioni: intervieni, come al punto uno (PONI DOMANDE APERTE),per aiutarlo a creare nuovi scenari. Oppure chiedi aiuto agli esperti di cui ti fidi e con i quali ti senti in sintonia di intenti e obiettivi.

SUGGERISCI CONFRONTI

SUGGERISCI CONFRONTI – Operare confronti e paragoni, e quindi agire per categorie di concetti (colori, cibi, numeri, animali, ecc…), non è facile e richiede esperienza e maturità cerebrale.

Durante l’infanzia il bambino compie una serie di “esperimenti” per comprendere in modo esperienziale il mondo che lo circonda: conoscere le categorie di concetti è fondamentale per potersi orientare nel mondo, nelle interazioni con gli altri, per poter agire all’interno di un gruppo, per dare senso a quello che succede e per soddisfare diversi bisogni interni e esteni.

Quindi quello che puoi fare per favorire la sua capacità di operare con la propria mente è verbalizzare, descrivere, quello che osservate / ascoltate/ percepite del mondo attorno a voi e che il bambino può sperimentare direttamente attraverso il proprio corpo (e questo ti riporta all’ultimo punto di questo articolo – ESPRIMERE PENSIERI E EMOZIONI) possibilmente finché tu verbalizzi quanto sta accadendo.

Facciamo un esempio semplice: stai passeggiando con il tuo bambino. Non importa dove. Magari a un certo punto lo prendi per mano. Guardate le vostre mani e poni qualche domanda per suggerire alla sua mente di operare un confronto in merito al concetto di grandezza/dimensione: “Tesoro, guarda le nostre mani vicine! Si assomigliano ma sono anche diverse. La mia mano ha la pelle color… la tua… Chi ha la mano più grande? E di chi è la manina più piccolina? Come mai tu hai la mano più piccola della mia?” E intanto gli occhi osservano, scrutano, le mani esplorano, confrontano, si toccano, si allontanano, la mente ascolta, percepisce, organizza pensieri e risposte…

Ricorda sempre: il migliore strumento di apprendimento per un bambino è il proprio corpo!

SVILUPPA LA SUA EMPATIA

SVILUPPA LA SUA EMPATIA – L’empatia è una capacità interpesonale, che permette di comprendere gli altri e di collaborare con loro. Essere empatici non è questione di gentilezza o di bontà d’animo, è cosa ben più complessa e intellettualmente importante. A partire dagli anni ’80 si è capito che l’empatia richiede l’attivazione di componenti cognitive, di avere una certa “teoria della mente”, e di componenti emotive, intersoggettive e affettive.

Capite dunque che per alcuni bambini può essere davvero difficile essere empatici, condividere stati emotivi e mentali con altre persone e comprendere il loro punto di vista: non si comportano male con gli altri perché sono maleducati, antipatici, perché sfidano l’adulto o perché vogliono metterlo alla prova. Semplicemente perché non hanno abbastanza strumenti per fare diversamente e meglio.

Cosa possiamo fare per sviluppare empatia? Prima di tutto assicurarci che il bambino abbia un modello di adulto in relazione con lui in modo empatico: chiediti cioè se tu, per primo, sei empatico nei confronti degli altri e, soprattutto, del tuo bambino. Riesci a comprendere cosa lui sta provando? Riesci, mettendoti nei suoi panni, a percepire cosa sente lui, a sentire come sente lui, e a tenerne conto nelle tue scelte successive e interventi con lui? Riesci a rispettarlo? Riesci a metterti in dialogo con la sua parte più fragile e in difficoltà?

Poi sostieni, giocando e nelle interazioni quotidiane, la capacità del tuo piccolo di rappresentarsi la realtà nella propria mente e le sue funzioni esecutive:

  • aiutalo per esempio a acquisire strategie per non agire solo per prove e errori o istintivamente;
  • aiutalo a trovare strategie per evitare comportamenti ripetitivi e per trattenere in memoria le informazioni importanti rispetto al compito;
  • aiutalo a portare a termine un compito (anche semplicissimo e da lui desiderato: a questo proposito può aiutarti questo articolo: Sostare. Per quanto tempo?) pianificato;
  • aiutalo a elaborare correttamente gli stimoli percepiti;
  • favorisci il suo movimento e le esperienze di apprendimento corporee. (Se ti prendi cura di un neonato può esserti utile la nostra rubrica “Mi muovo e imparo”, condotta in collaborazione con la dottoressa neuropsicomotricista Favaro. )

AIUTALO A ESPRIMERE PENSIERI E EMOZIONI

AIUTALO A ESPRIMERE PENSIERI E EMOZIONI – Secondo Jakobson il linguaggio ha sei funzioni: espressiva – emotiva, referenziale, poetica, fàtica, metalinguistica, conativa. L’argomento è piuttosto vasto e complesso, perciò noi ci concentriamo solo su alcuni aspetti che riguardano questo articolo.

Sappiamo che i bambini con la trisomia 21 generalmente faticano nella produzione verbale (meno nella comprensione verbale) così come può capitare, per altri motivi, a altri bimbi per un periodo di tempo più o meno lungo. Ritengo che proprio in queste circostanze, e cioè quando un cucciolo d’uomo fatica a produrre verbalmente, sia ancora più importante preoccuparsi di stimolare correttamente e frequentemente le abilità comunicative per favorire la sua espressione di pensieri e emozioni.

Volendo essere di aiuto nel favorire la sua espressione di pensieri e emozioni, sono molte le attenzioni di cura che possiamo fare nostre nelle interazioni quotidiane, adesso te ne suggerisco alcune che io sto mettendo in atto con i miei bambini e con successo (per loro, prima di tutto, ma anche per me):

  1. non interrompere il bambino finché parla; se fatica a costruire una sequenza di fatti e movimenti e quindi un discorso, guidalo attraverso ordinate domande aperte (vedi il primo punto di questo articolo)
  2. non commentare, correggere o giudicare il suo modo di parlare, di pronunciare, di pensare, di atteggiarsi, davanti a altri. Se altri correggono – commentano – giudicano – fanno versi imitando il bambino, aiuta il piccolo a elaborare correttamente quanto è stato detto, sopratutto se non richiesto o se non espresso dall’altro adulto con empatia;
  3. correggi e allena in situazioni confortevoli, durante le quali il bambino possa non sentirsi umiliato o stressato;
  4. amplia il suo bagaglio lessicale utilizzando tu più sinonimi e contrari e riformulando la stessa frase in modo differente: ricorda che un bambino impara, a suon di esperienze, i concetti che sostanziano l’ambiente circostante;
  5. chiedigli perciò spesso se conosce il significato dei termini della conversazione;
  6. assicurati che conosca le emozioni primarie;
  7. non stancarti mai di descrivere quello stai facendo tu e di chiedergli cosa sta facendo lui!

Expert Teacher, caregiver, sibling
Mi occupo di apprendimento, dei processi cognitivi dell’apprendere e di metacognizione, a servizio soprattutto di chi non si basta da solo cognitivamente.
Lo faccio in ottica neuropedagogica e della pedagogia della mediazione del dott. Feuerstein.

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1 commento su “5 MODI PER STIMOLARE L’INTELLIGENZA”

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