
PREREQUISITI ALLA PRIMARIA E PREGRAFISMO
Come imparare a colorare dentro i bordi?
Come insegnarlo a un bimbo, che non ce la fa da solo, a colorare dentro i bordi?
Quali passi mettereste in atto? E in quale ordine?
Dopo aver superato una prima fase di approccio ai colori e alla attività di coloritura in modalità sensoriale – percettivo – motoria, della quale parlo in questo articolo: “La cucina degli Scarabocchi”, e avendo Samuele già acquisito i nomi dei colori e degli strumenti grafici a disposizione, per aiutarlo a imparare a colorare dentro i bordi, abbiamo costruito il nostro percorso di apprendimento di cui voglio dirvi ora e che ha tutta la freschezza e forza dell’apprendere metacognitivo.
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La cucina degli Scarabocchi
Per allenare la grafomotricità infantile si può scegliere di elaborare delle proposte tradizionali (schede, pagine e pagine) oppure di ideare un percorso originale, entusiasmante e, possibilmente, personalizzato. Uno strumento che ci sta guidando e ispirando è “La cucina degli Scarabocchi” di Tullet: il bambino crea magnifiche ricette, allenando la propria grafomotricità!
Negli anni mi sono informata, formata e specializzata, ho raccolto diverse indicazioni metodologiche e didattiche, che poi ho voluto sempre selezionare, rielaborare e proporre a modo nostro, e cioè come abbiamo ritenuto più opportuno per noi, senza seguire alcun protocollo preciso e ideato in modo generico o da altri: così, come in una sorta di puzzle personale da comporre, stiamo utilizzando solo le “tesserine” che sentiamo più appropriate a noi, quelle i cui risultati siano soddisfacenti per Samuele prima di tutto, quelli che vediamo “accendere” la mente del mio bambino.
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Si tratta dunque della nostra esperienza di apprendimento, di quella cioè fatta da noi genitori insieme a Samuele, strettamente personale, frutto della progettazione di un percorso che abbiamo costruito noi genitori, e dal quale sono nati i nostri primi Book EXPERIENCES!
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La mia priorità è dare al bambino strumenti non tanto per eseguire un compito dato dall’adulto o acquisire una serie di informazioni quanto per diventare egli stesso consapevole, corresponsabile, protagonista del proprio agire, comprendendo da sé cosa funziona e provoca successo e cosa, invece, non si rivela essere strategia opportuna rispetto a quel compito.
Siccome credo sia una esperienza molto valida sotto più punti di vista, voglio condividerla se utile anche a altri Bambini, stimolante o da spunto di approfondimento e formazione anche per altri adulti, genitori o insegnanti.
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Premesse
♦️ Ci siamo prima di tutto assicurati che (ri)tornasse la motivazione e interesse da parte del bambino a partecipare alle “sessioni” di attività, che inizialmente sono state semplicemente propedeutiche al raggiungimento del compito finale (colorare correttamente dentro i bordi in modo autonomo): per questo le proposte erano caratterizzate da contenuti a lui cari e da un tempo di lavoro adeguato a lui (non a me adulto), e tali che il risultato finale fosse sempre di grande soddisfazione per il bambino.
In questo devo riconoscere che ha avuto un ruolo importante un libro, Il punto, contribuendo a ridare fiducia e motivazione al piccolo Samuele.
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♦️ Prendendo spunto dall’esperienza in classe, ho scomposto perciò l’obiettivo finale (imparare a colorare dentro i bordi) in “micro – obiettivi”, partendo anche da compiti apparentemente poco connessi a quello finale (vedi attività propedeutiche che suggerisco dopo). Questo mi ha permesso di rendere migliore e più efficace il percorso di apprendimento, anche in termini di generalizzazione e di acquisizione metacognitiva.
♦️ Ho adottato sempre un atteggiamento incoraggiante e positivo, sottolineando i successi e i miglioramenti e dandogli la possibilità di raccontarli al papà o altre persone a lui care. Se necessario, ho rivisto i miei piani, sia breve che a lunga “scadenza”.
♦️ Ho cercato di “tradurre” in modo comprensibile al bambino le attenzioni metacognitive che io intendevo sottolineare, ovvero parlando in termini di vantaggi fruibili dal bambino e da lui stesso utilizzabili nella quotidianità (richiamando i principi della trascendenza e generalizzazione del metodo Feuerstein).
♦️Non mi sono prefissata un tempo minimo o massimo per raggiungere l’obiettivo finale di imparare a colorare dentro i bordi: il tempo ai bambini va sempre dato, soprattutto se fanno fatica. Era stabilito il giorno di inizio del percorso e la frequenza con cui proponevo queste attività ma non potevo prevedere quanto tempo sarebbe stato necessario al raggiungimento di ogni micro – obiettivo.
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- Ho prima di tutto curato l’impugnatura, accertandomi fosse il più corretta possibile, anche perché l’elemento “fatica” posturale non intralciasse il cammino di apprendimento: all’interno di una cornice di gioco sempre accattivante, ho proposto attività tramite cui il bambino poteva far esperienza di tenere lo strumento grafico (inizialmente solo pennelli e pennarelli grossi) in mano, prendendolo per lo più solo con indice e pollice, potenziando così la presa a pinza. Era interessante cioè che potesse concentrarsi sulla forza che queste due dita dovevano esercitare per mantenere lo strumento e rispetto a un certo compito dato.
Quindi abbiamo giocato per diverso tempo per allenare la presa corretta di pollice e indice: sono molti i giochi, strutturati o meno, che puoi proporre fare ripetute esperienze di presa digitale: noi abbiamo finto di essere una ape, mosca, zanzara, spada, uncino, ecc…, e, prendendo il pennarello con pollice e indice, giocavamo a pungere appunto dei punti precisi sul foglio, che rappresentavano il cibo degli insetti, piuttosto che la loro casetta, il punto di incontro/scontro tra amici o con la zia, con la nonna…
All’inizio è stato necessario invitare il bambino a focalizzare in modo preciso e attento il punto da pungere e a rallentare il movimento della propria mano per favorire un’azione precisa e soddisfacente.
Abbiamo quindi mescolato insieme diverse opportunità di lavoro grafico, realizzando diversi laboratori artistici, seguendo, per esempio, alcuni suggerimenti del geniale H. Tullet (ad esempio quelli trovati nel suo testo La fabbrica dei colori, di cui parlo in questo articolo: qua) uno dei quali risultati è questa immagine:

In questo caso l’obiettivo era la rappresentazione di linee circolari, ma uso questa immagine perché esemplificativa di un’azione che abbiamo ripetuto diverse volte e che ci ha divertito molto: prendere il pennello con pollice e indice e lasciarlo cadere causalmente o in modo intenzionale sul foglio, disposto a terra. Questo ci ha permesso di cominciare a ragionare sulle conseguenze che ha l’esercitare una certa pressione e forza sullo strumento appoggiato al foglio ma anche durante il lancio dello stesso pennello, piuttosto che ragionare sulla direzione e intensità del gesto tutto (quindi anche acquisire consapevolezza rispetto ai movimenti del polso, del braccio…).
Di altre esperienze di grafomotricità trovate una sintesi in questo nostra condivisione: Attività per sostenere e potenziare la grafomotricità.
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Attività per sostenere e potenziare la grafomotricità
SI TRATTA ALLORA DI PROPOSTE GRAFICO-ESPRESSIVE DA REALIZZARE TRAMITE IL CORPO IN MOVIMENTO E ALLO STESSO TEMPO SI TRATTA DI AUMENTARE LA CONSAPEVOLEZZA DEL BAMBINO CHE IL MOVIMENTO DEL CORPO PUÒ INTENZIONALMENTE LASCIARE TRACCIA DI SÉ.
Questa attività grafomotoria è stata spesso preceduta o seguita da un 👉🏼 gioco motorio all’aperto molto divertente che richiedeva al bambino di scoppiare dei palloncini tramite diversi strumenti: punteruolo, stuzzicadenti, aghi, ecc… anche in questo caso era richiesto il riferimento a precise strategie: dosare la forza del movimento, l’inclinazione della mano, la spinta della presa a pinza, mantenere una buona focalizzazione per tutto il tempo necessario.
Tra le altre attività propedeutiche che ho proposto per rinforzare la motricità fine segnalo specialmente:

👉🏼 Uso del punteruolo (io ho comprato questo kit completo 👉🏼 Clicca qua, provvisto anche di alcune schede su cui utilizzare il punteruolo e che ho utilizzato durante i percorsi di alcuni Book EXPERIENCES).
👉🏼 Giochi con le mollette (tra tutti lo stendere la biancheria è il nostro preferito, vi racconterò di questo!).
👉🏼 Attività con i chiodini grandi e piccoli.
👉🏼 Gioco Color Speed: qua. Un gioco molto interessante che permette di allenare sia la memoria di lavoro, la focalizzazione, che la motricità fine (gli spazi da colorare sono piccoli). Le carte sono riutilizzabili molte volte. Stimola i bambini al controllo del gesto grafico.
👉🏼 Sablimage, del quale gioco, tanto amato dagli zii dei miei bambini, parlo in questo articolo: qua.
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Sablimage: quadri di sabbia colorata.
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- Raggiunto un buon livello di abilità, abbiamo iniziato a utilizzare molto frequentemente i pennarelli grossi e inserito il dito medio in posizione più adeguata e tipica della presa tridigitale, appoggiando il pennarello sulla zona della manina tra il pollice e l’indice. Anche questa novità è stata introdotta in un contesto ludico e collegando, inizialmente, l’azione del posizionare correttamente il pennarello sulla mano a una storiella significativa per Samuele (così da favorirne il ricordo e l’uso autonomo).
Quali le occasioni per mettersi alla prova?
Soprattutto in una fase iniziale, è stato fondamentale proporre al bambino delle sessioni di attività che fossero motivanti e anche altamente soddisfacenti .
Perciò, cosa colorare?
Per imparare a colorare bisogna offrire occasioni interessanti e motivanti! Perciò: cosa colorare? Quello che piace a lui naturalmente : l’oggetto della coloritura deve essere ben gradito al bambino, deve valere la pena far fatica!
Quando colorare?
Tutte le volte che lo richiede il bambino e tutte le volte in cui ci è possibile dedicare del buon tempo (ovvero, di qualità) a questa proposta strutturata.
Dove colorare?
Il supporto utilizzato deve permettere al bambino una posizione opportuna e comoda, quindi attenzione alla altezza della sedia e che tutto il corpo del bambino sia posizionato in modo corretto (gomito basso, braccio appoggiato al tavolo, gambe composte sotto il tavolo di lavoro, busto dritto, ecc…). In realtà, durante le attività di esplorazione del gesto grafomotorio (che stanno avvenendo anche grazie ad alcune proposte di grafomotricità della neuropsicomotricista di nostra fiducia), utilizziamo diversi supporti e inclinazioni possibili (vedi l’articolo sullo scarabocchio: qua) proprio per allenare il gesto e la consapevolezza relativa.
Quanto colorare?
Le proposte devono essere adeguate al bambino anche in termini di durata dell’attività e quindi tali che il lavoro di coloritura di un certo oggetto grafico possa essere portato a termine con soddisfazione e con uno “sforzo ottimale”, che non demotivi e non scoraggi.
Noi, ad esempio, inizialmente abbiamo realizzato delle coloriture molto piccole (es. 1,5 cm per 1,5 cm) non solo perché avrebbero richiesto meno investimento di tempo, ma anche perché questo avrebbe naturalmente facilitato il controllo del gesto grafomotorio da parte del bambino stesso, e non limitato dall’esterno, da impedimenti fisici fisici.
È più facile per tutti colorare lentamente quando lo spazio è ridotto, che non quando il campo di lavoro è molto ampio!
Alleniamo il controllo del gesto grafico e la produzione di un pensiero che sia capace di dirsi come fare (devo rallentare i movimenti della mano = strategia) per stare dentro!
Ricordiamoci che la cosa più importante in un percorso di apprendimento
non è tanto il prodotto -risultato
quanto che il bambino prenda contatto con preziose strategie cognitive per ottenere successo in quel compito
e che impari a generalizzarle: ovvero a recuperarle e usarle in altri contesti di vita.
♦️ Questa modalità di lavoro ha favorito la precisione dei movimenti, senza che il bambino si scoraggiasse di fronte alle sbavature. Conclusa questa coloritura, noi abbiamo valorizzato questa sue prime opere artistiche, appendendole in qualche luogo molto frequentato della casa.
♦️ Progressivamente abbiamo aumentato la grandezza del campo della coloritura, rendendo ben visibili i bordi dell’immagine per ben rendere sempre visibile al bambino il limite entro cui colorare. In caso di sbavature, le abbiamo minimizzate, a lavoro concluso, per esempio ritagliando l’immagine.
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“Tu chiamale se vuoi… Emozioni”.
L’importanza dell’emozionarsi intensamente per poter entrare in contatto con l’Altro. – La nostra esperienza in cui io, mamma, e Samuele, il mo bambino, abbiamo costruito insieme una “catena di significati per tradurre e rendere comprensibile” il nostro presente e il nostro vissuto.
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- Rendere il bambino consapevole rispetto il come comportarsi per farcela.
- Fase A. Dapprima esprimevo io verbalmente, in situazione di contatto oculare, un preciso messaggio per sostenere l’attività della sua giovanissima mente, sottolineando il perché vale la pena, ad esempio, per un bimbo così piccolo guardare bene con gli occhi o toccare bene con le manine.
- Fase B. Successivamente abbiamo continuato questo intervento di mediazione metacognitiva lasciando che fosse lui a rispondere a delle nostre domande (la cui risposta sarebbe stata proprio in linea e coerente con il messaggio che avevamo dato nella fase precedente).
L’obiettivo, infatti, non è solo sviluppare nel bambino una certa consapevolezza dell’agire del corpo e della mente ma anche renderlo indipendente dal nostro costante intervento di mediazione, in modo che il bambino possa pian pianino imparare a generalizzare ad altre situazioni e contesti i comportamenti strategici di successo (in questo caso: il guardare attentamente finché si colora, il muovere la mano in modo controllato) che ha messo in atto. - In quella che chiamo fase C avviene che è il bambino a dirsi da sé, prima di iniziare, come fare per soddisfare al meglio un compito/richiesta/un lavoro o quel che è. Per esempio: oggi entrambi i miei bambini sanno che, quando si cerca qualcosa, la parte del loro corpo che più di ogni altra può aiutare sono proprio gli occhi! È importante questo? Certo e anche molto!
- Rendere il bambino consapevole della richiesta del compito: chiarisco subito quale il compito del momento (inserito comunque in un contesto ludico) in termini di richiesta (es.: tu colori il tetto della casa, io la porta), in modo tale che nella sua testa questo lavoro possa tradursi subito in una sfida ottimale: che lui possa cioè dirsi “posso farcela! Va bene, mi impegno perché so che posso riuscirci!”.
- Mediazione finale: a conclusione delle sessioni di lavoro, di “gioco intelligente”, così come a scuola, è opportuno un momento di sintesi metacognitiva. È bene accompagnare il bambino e/o ragazzo nel fare il punto della situazione: cosa ha funzionato oggi? Cosa mi ha permesso di avere successo? E anche: cosa posso migliorare ancora per far meglio la prossima volta?
Diventa tutto più significativo per un bambino (almeno capita così per noi) quando l’adulto riesce a far comprendere al piccolo il significato in termini di spendibilità quotidiana che può avere quanto sperimentato insieme.
Perché, per esempio, dovrebbe essere importante per un bambino imparare a colorare dentro i bordi? Perché è importante saper osservare attentamente i limiti del disegno entro cui colorare? Perché è importante sapersi dire che dobbiamo rallentare il nostro gesto grafomotorio? Diamo senso a ciò che facciamo con i nostri bambini e che proponiamo loro, soprattutto se chiediamo loro un impegno di tempo e di energie.
Allo stesso modo, durante altri momenti di vita quotidiana e/o scolastica, sottolineare l’importanza dell’uso di queste due strategie cognitive (guardare bene e modulare opportunamente il movimento della mano) per la buona riuscita di alcuni compiti svolti è certamente una prassi di rinforzo positivo per gli stessi atteggiamenti. - Autorinforzo, feedback esterni, educazione emotiva: a conclusione delle varie sessioni di lavoro, abbiamo sottolineato la felicità di mamma e di papà per il suo essersi impegnato davvero nella direzione richiesta, chiedendogli poi se si sentisse soddisfatto anche lui non solo del risultato raggiunto ma anche per aver concluso un lavoro che inizialmente poteva sembrare difficile!
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Obiettivo raggiunto?
L’obiettivo che mi sono posta, quello di imparare a colorare dentro i bordi, racchiude in sé una varietà complessa di richieste sottese al compito. Da un punto di vista tecnico- organizzativo sicuramente abbiamo raggiunto dei traguardi molto importanti: attualmente (agosto 2020) utilizziamo indifferentemente pennarelli grossi e sottili, le matite colorate/pastelli (che richiedono una maggiore padronanza); usiamo correttamente la matita e la penna nei lavori di pregrafismo.
Anche il profilo dell’autonomia di lavoro e della consapevolezza metacognitva è assolutamente maturato, sebbene in un’ottica di “apprendimento permanente” credo comunque avremo sempre da imparare, senza trascurare la sollecitazione di nessuna attività cognitiva primaria per lunghi periodi.
L’aspetto che ritengo in assoluto una vittoria è il fatto che l’attività del colorare sia diventata una delle preferite di Samuele e che lui si senta competente e soddisfatto, che sia in grado di dirsi da solo quali sono le strategie più appropriate per riuscire bene in questo compito e che sappia chiedere un aiuto quando riconosce di sentirsi in difficoltà.

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I nostri pilastri
Tre elementi che ci caratterizzano e che ci differenziano

Agevolatori di aiuto – Neuropedagogia
“[…] perché, quando l’adulto supporta un bambino nella compensazione delle sue vulnerabilità, induce una trasformazione nelle sue reti neuronali, nel suo connettoma. Di tutto, benché provvisorio, rimane traccia nelle memorie […].” (Lucangeli)
Crediamo che l’ambiente di vita sia fondamentale per lo sviluppo di successo di ogni individuo, soprattutto quando si tratta di bambini e di bambini che fanno più fatica a apprendere.
Vogliamo aiutare la famiglia, prima e necessaria cellula di apprendimento, e gli insegnanti a favorire la crescita di ogni bambino che fa fatica a apprendere, divenendo essi stessi ambiente significativo e arricchito.

Non siamo solo il nostro DNA – Neurodidattica
“L’ambiente dà forma al cervello” (Oliverio)
La struttura del sistema nervoso cambia nel tempo perché matura ma cambia anche per effetto dell’esperienza: crediamo che ogni adulto di riferimento possa fare del proprio meglio per favorire la crescita e lo sviluppo del proprio bambino.
Non siamo solo il nostro DNA! Impariamo allora a “dialogare” con quelle strutture che rendono più fragile il nostro bambino e impariamo a aiutarlo per diventare la migliore possibile versione di sé.

Metacognizione ed esperienza
“La questione è un’altra e cioè che l’astrazione e le generalizzazioni possono produrre utilmente apprendimento solo se sono state costruire a partire dall’esperienza corporea del mondo”. (Rivoltella)
La scuola italiana è realmente in difficoltà ed è urgente innovarla affinché essa possa tornare a essere una realtà di formazione a beneficio di ogni studente e famiglia che la sceglie.
Metacognizione e apprendimento sensorimotorio sono due degli elementi che non dovrebbero mai mancare nel percorso di apprendimento di ogni gruppo di apprendimento e che caratterizzano, naturalmente, il nostro approccio all’apprendere.
Ciao Amica mia!! Bellissimo questo articolo 🤩🤩🤩🤩
Complimenti 🎈
Inviato da iPhone
>
Grazie ❤️ Sono contenta se potrà essere utile a qualcuno 👏🏻 Non si smette mai di imparare!
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Articolo molto interessante! Complimenti! Mi ha aiutato a capire come intervenire per insegnare ai bimbi a colorare dentro i bordi