Come far fronte alle difficoltà di linguaggio? La nostra esperienza di Baby Signs: benefici e conquiste

Quando Samuele aveva circa 2 anni, ci siamo resi conto che per lui era diventato davvero difficile comunicare in modo chiaro e sereno: le paroline che era in grado di dire non bastavano più a soddisfare ogni suo bisogno o a rispondere alle richieste che gli altri gli rivolgevano o a comunicare al nido.

A noi suoi genitori capitava anche di non riuscire a intercettare le sue richieste o di non comprendere quello che voleva raccontarci, i suoi stati d’animo e le parole prodotte. Naturalmente questo, nel tempo, aveva iniziato a comportare delle fatiche sia per lui che per noi e a creare frustrazioni in lui e anche preoccupazioni in noi.

Avevamo già intrapreso il percorso di avvicinamento alla logopedia: Samu era troppo piccolino per parlare di un intervento logopedico vero e proprio, ma io e mio marito avevamo comunque deciso di non rinunciare a questa possibilità, immaginando che qualche specialista del settore ci avrebbe accompagnati alla scoperta di metodi validi tramite cui sostenere non solo la produzione verbale del nostro bambino ma anche favorire tutta la sua capacità comunicativa.

Abbiamo effettivamente riscontrato questo tipo di beneficio seguendo il programma Baby Signs, che ci era stato proposto da una logopedista che stavano conoscendo in quel periodo.
Uno dei messaggi e argomenti che più frequentemente registro come prioritario e urgente tramite i vari gruppi di mamme che conosco, gruppi Facebook, racconti e confronti con specialisti è proprio quello relativo alla reale fatica che molti bambini, anche con trisomia 21, vivono rispetto allo sviluppo del linguaggio: ho deciso allora di raccontarvi anche di questa nostra esperienza affinché sempre più bambini e famiglie m possano trovare una soluzione per far fronte a una difficoltà che potrebbe essere vissuta più serenamente, senza rischiare di compromettere, inoltre, lo sviluppo di altre abilità e il verificarsi di altre buone possibilità di relazione e apprendimento.

Dunque, con Samuele abbiamo intrapreso il percorso Baby Signs quando lui aveva circa due anni; qualche informazione per capire di cosa si tratta e di quali benefici abbiamo goduto noi genitori e il nostro piccolo Samuele:

Cosa è il programma Baby Signs?

Il Baby Signs è un metodo di apprendimento del linguaggio per i bambini “prima delle parole”: infatti si utilizzano dei segni, dei gesti compiuti con le mani, a cui si associano dei precisi significati. Alcuni gesti sono presi in prestito dalla lingua italiana dei segni, altri sono universali e altri ancora possono essere inventati dai bambini stessi per rispondere a delle più personali esigenze. Ad esempio noi abbiamo inventato dei gesti specifici per segnare il nome delle nostre due cagnoline o per mettere sotto segno moltissime delle canzoni che cantavamo quando Samuele era picccino, ora riproposte a suo fratello Gabriele.

Per chi è il Baby Signs’

Il programma è stato pensato per tutti i bambini, non solo per i piccolini né tantomeno si tratta di una proposta esclusivamente per bambini che fanno fatica: al contrario, essa potenzia le capacità comunicative di chi lo usa, a qualsiasi età, rendendo possibile l’espressione di pensieri/idee/bisogni/richieste prima dell’uso del linguaggio verbale, sostenendo il bambino nella scoperta di sé e del mondo esterno.

“Il linguaggio è l’espressione di un accordo fra un gruppo di uomini, e può essere compreso solo da quelli che hanno convenuto di rappresentare determinate idee mediante determinati suoni. Altri gruppi hanno adottato altri suoni per rappresentare le stesse idee e gli stessi oggetti: e così il linguaggio diviene una barriera che separa un gruppo dall’altro mentre accomuna i membri di uno stesso gruppo. È lo strumento necessario per lo sviluppo di un pensiero comune”

Maria Montessori

Il Baby Signs ostacola in qualche modo il bambino?

NO! Assolutamente no!
Nella nostra esperienza abbiamo riscontrato che:

  1. Il poter comunicare in modo immediato ed efficace tramite l’uso di segni semplici e intuitivi ha rafforzato l’autostima di Samuele, il suo percepirsi competente anche in presenza di altre persone: finalmente c’era un modo per fari capire dagli altri!
  2. Il programma non ha ostacolato la contemporanea (intelligente) riabilitazione logopedica: potendo comunicare anche con la sua logopedista tramite i segni BS, Samuele ha migliorato il legame con lei e, in generale, si è rafforzato il suo senso di autoefficacia comunicativa.
  3. Il BS non ha ritardato l’arrivo delle paroline, piuttosto io, la sua mamma, ritengo che questa possibilità di comunicazione abbia permesso a Samuele di non vivere più situazioni di grande frustrazione comunicativa e quindi di predisporsi in modo più sereno nei confronti del linguaggio verbale e degli altri con cui poteva avere scambi comunicativi.
  4. Inoltre, man mano che arrivavano le paroline, in modo naturale e spontaneo sono stati abbandonati i segni.
Presentazione Baby Signs Italia
Il segno “latte” Baby Signs
Per quanto tempo lo abbiamo usato?

Ricordo davvero nitidamente la sera in cui Samuele ha usato in modo del tutto autonomo e spontaneo il suo primo gesto: io ero in cucina, l’ho visto arrivare e chiedermi attraverso l’uso delle manine un biscotto! I suoi occhi brillavano di gioia per essere stato compreso immediatamente e per la soddisfazione di essersi procurato quel biscotto comunicando in modo sereno, veloce ed efficace!

Avevamo coinvolto anche le educatrici del nido e la neuropsicomotricista, informandole dei segni che Samuele comprendeva e di quelli che usava, chiedendo perciò loro lo sforzo di utilizzarli per comunicare con lui in quel periodo, riuscendo a coinvolgere magari anche gli altri bambini (aspetto sempre fondamentale e delicato). In alcuni nidi del nostro territorio e in altre scuole dell’infanzia mi risulta che siano stati organizzati dei laboratori per insegnare a tutti il linguaggio Baby Signs: sicuramente si tratta di una buona prassi inclusiva e di potenziamento linguistico, per tutti.

Samuele ha poi progressivamente abbandonato l’uso esclusivo dei gesti per dire delle cose, non saprei nemmeno dire con esattezza quando è avvenuto il tutto, talmente naturale è stata questa evoluzione: in alcuni casi le parole hanno sostituito spontaneamente e completamente l’utilizzo del segno; in altri casi (di parole pronunciate meno frequentemente o più complesse da produrre) le parole sono state dette con il sostegno dei segni ancora per un po’ di tempo, finché quelle parole non si sono stabilizzate nella mente o sistemate nella qualità dei suoni prodotti.

In ogni caso: i gesti BS hanno, per noi, rappresentato veramente un valido supporto comunicativo dai due anni fino al primo anno di scuola dell’infanzia, successivamente non ci siamo più preoccupati di questo aspetto perché Samuele aveva conquistato la capacità di comunicare anche verbalmente, seppur in modo faticoso e lacunoso rispetto a un coetaneo senza quel “pentolino” (questo l’articolo in cui presento un bel libro per parlare ai bambini di resilienza e inclusione).

Ancora oggi, nel caso in cui lui percepisca la fatica di articolare correttamente dei suoni e quindi la difficoltà di rendere intellegibile certe parole, è spontanea in lui la ricerca di una soluzione al problema facendo ricorso a segni codificati e appresi tempo fa oppure ad altri inventati sul momento, che utilizza a supporto delle parole più difficili o a sostegno della costruzione sintattica.

Ecco il kit che abbiamo usato noi
Come abbiamo imparato?

Causa una influenza invernale, non mi era stato possibile partecipare a un workshop organizzato nella nostra provincia per genitori che volevano saperne di più e imparare come gestire l’introduzione di questo programma nella propria quotidianità.

A quel punto, senza pensarci due volte, non potendo dunque partecipare, abbiamo acquistato il kit Baby Signs + 2 libretti direttamente dal sito del programma Baby Signs e, con l’accompagnamento della logopedista, ci siamo attrezzati per questa nuova avventura

(questo il link se volete visionare la pagina shop di Baby Signs Italia).

Inizialmente abbiamo introdotto i segni che ci sembravano più urgenti rispetto alla nostra quotidianità: quindi quelli legati ad alcune routine (es. voglio il latte e il pane), altri che permettessero di esprimere bisogni (es. mi scappa la pipì) e desideri (Giochiamo ancora?).
Pian piano abbiamo ampliato il vocabolario gestuale: ma sempre restando ancorati a parole realmente spendibili e utilizzabili dal bambino, parole utili.

Abbiamo guardato i cartoni proposti tramite dvd, altri che si possono recuperare tramite YouTube, letto i libretti e le schede informative del kit molte volte!

Noi genitori abbiamo per primi utilizzato i segni per rivolgerci al bambino, per poi chiedergli di replicare il gesto visto, osservato e spiegato.
Il tutto sempre accompagnato dalla produzione verbale della parola corrispondente.

Per chi ci segue da fuori l’Italia e parla inglese… o per chi vuole imparare l’inglese tramite il BS! —- ATTENZIONE: alcuni segni BS inglesi potrebbero essere diversi da quelli BS italiani

Una interessante intervista alla dottoressa Scudieri: clicca qua per vederla.

Le mie conclusioni
  • Posso indubbiamente testimoniare che il programma di apprendimento linguistico BS ha rappresentano, per noi, una strategia molto valida, indispensabile direi, per far fronte a una situazione di comunicazione verbale problematica che in quel momento stavano vivendo.
  • Samuele ha imparato anche così che un modo per farcela ci può essere sempre: e a livello linguistico la gestualità BS è ancora oggi una risorsa a cui ricorre spontaneamente nei momenti di fatica comunicativa.
  • Abbiamo notato che il proporre il linguaggio dei segni BS a Gabriele (che oggi compie 21 mesi) ha permesso anche a lui di interagire in modo efficace e soddisfacente, fin da piccolissimi: anche Gabriele, infatti, ricorre all’uso di qualche gesto BS nel momento in cui percepisce da sé la fatica di dire delle cose o la necessità di essere compreso più velocemente.
  • Il BS ha sicuramente permesso a entrambi i miei bambini di ampliare il proprio vocabolario di uso sia in comprensione che in produzione.
  • E’ uno strumento tramite cui abbiamo potuto alleggerire i momenti di frustrazione o stanchezza, potendo comunicare in modo chiaro e facile pensieri, desideri o bisogni.
  • E’ uno strumento che allena funzioni cognitive e abilità della mente: la memoria, la costruzione di frasi, la capacità di raccontare di sé e del proprio mondo interiore, la possibilità di relazionarsi in modo intellegibile e controllato emotivamente con il mondo esterno, la capacità di categorizzazione semantica, l’attenzione visiva, ecc…
  • Per noi è stata l’occasione per renderci concretamente conto che la fatica linguistica del nostro bambino era legata fondamentalmente a una questione di produzione verbale (causata, nel caso della trisomia 21, dalla presenza di quel cromosoma in più), più che di comprensione. E che dunque Samuele coltiva da sempre molti pensieri e idee e opinioni, più di quelli che non sia facile per lui esprimere verbalmente..l
  • E’ uno strumento che ci ha dato occasioni di interazioni positive in un momento in cui mancavano le paroline e di rafforzare alcuni legami tra Samuele e gli altri.

Possiamo spesso trovare una buona soluzione e offrire strategie ai nostri bambini!
Buone chiacchierate in Baby Signs!

Webinar di formazione in programma

Vi aspettiamo lunedì 29 maggio al nuovo webinar “SVILUPPO COGNITIVO E BABY SIGNS” per parlare di uno studio condotto dalla logopedista Tiziana Bronte a proposito del parent training “Programma Baby Signs Italia”

  • Quali sono i principi del Baby Signs?
  • Focus sulla relazione vs focus sulla performance/produzione.
  • Benefici del programma BS
  • Effetti del parent training “Programma Baby Signs Italia” sui bambini con trisomia 21 : risultati di uno studio preliminare.

Ai partecipanti sarà dato accesso alla registrazione del webinar live, per sempre.

Expert Teacher, caregiver, sibling
Mi occupo di apprendimento, dei processi cognitivi dell’apprendere e di metacognizione, a servizio soprattutto di chi non si basta da solo cognitivamente.
Lo faccio in ottica neuropedagogica e della pedagogia della mediazione del dott. Feuerstein.

Formazione attualmente in programma o disponibile

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